Mi chiamo Isabella, sono una celebrante professionista e formatrice di celebranti da circa quindici anni.
Scrivo e celebro cerimonie laiche in italiano, inglese e francese(bi- trilingue).
Vivo tra Genova e l'Isola d'Elba e amo viaggiare con mio marito e il mio inseparabile barboncino.
Per me, celebrare, è un grande privilegio: quello di stabilire un legame intimo con i famigliari e gli amici del defunto, dar voce ai loro ricordi e alle loro emozioni per creare insieme una celebrazione che rispecchi pienamente il loro amore per la persona scomparsa trasformandolo in un momento collettivo in grado di rafforzare legami sociali e di solidarietà.
Celebrare rappresenta per me anche un impegno civile a favore di coloro che, non avendo una spiccata fede religiosa o non potendo usufruire di un rito religioso, desiderano una cerimonia alternativa che possa essere solenne, partecipativa, dignitosa, creativa e anche spirituale.
Ho iniziato ad occuparmi di cerimonie laiche nel 2006 durante la mia attività di dirigente dell'associazione laica UAAR in cui ho militato per nove anni come tesoriera nazionale. In contatto con le maggiori associazioni umaniste nordeuropee mi sono subito appassionata alla ritualità laica, in tutte le sue forme, una ritualità che mette al centro del rito le persone celebrate.
Fu così che presi contatto con il console onorario britannico Richard Brown e con lui diedi vita, all'interno dell'UAAR, alla prima scuola di formazione di celebranti laici in Italia, ma non bastava, occorreva anche un forte impegno per promuovere le cerimonie laiche, per diffonderne lo spirito, per farle conoscere alla popolazione.
Organizzai così conferenze come "All'ombra dei cipressi - per una cerimonia funebre non religiosa" nel 2006 con il patrocinio del Comune di Genova, della Provincia della Regione Liguria.
Nel 2011 un convegno internazionale di tre giorni sull'etica laica a Palazzo Ducale di Genova con personaggi di grande autorevolezza come Giulio Giorello, Margherita Hack, Nicola Piovani e con un workshop degli Humanist Professionals.
Sono convinta della utilità sociale delle cerimonie come momento di passaggio da una fase ad un'altra della nostra vita. Dalla nascita alla morte ognuno di noi vive precisi momenti di cambiamento della propria condizione personale e sociale alcuni dei quali meritano una celebrazione.
C'è ancora molto da fare ma sono contenta di vedere come le cose stiano pian piano cambiando, di come venga finalmente manifestato il bisogno di salutare degnamente il defunto anche se era un semplice cittadino (non necessariamente una personalità) e di come si stia evolvendo la scelta di personalizzare una cerimonia funebre anziché rinunciarvi solo perché la formula tradizionale non è rappresentativa della personalità del defunto.